un'intervista a Chicca Gagliardo su LO SGUARDO DELL'OMBRA

 
un'intervista a Chicca Gagliardo su LO SGUARDO DELL'OMBRA

La prima impressione è di meraviglia. L’io narrante del bel romanzo di Chicca Gagliardo dal titolo Lo sguardo dell’ombra (dopo i racconti sulle “donnastre” Nell’Aldilà dei pesci, entrambi pubblicati da Ponte alle Grazie ) è un’ombra che racconta la propria storia e la storia di tutte le ombre. Poi, lentamente, si viene trascinati nel mondo surreale e fantastico, ma riconoscibile come quello reale, in cui si muovono, oltre alle ombre, diversi personaggi: Agnese, una donna che “odora di riccio di castagna”, il profumo della passione spenta; Arturo, il suo amante traditore; Guia, la spietata responsabile del Palazzo, un concept store freddo e metallico dove lavora Agnese. E poi Ortensia, Agave, Aloe, Tilde, Iside. Con una scrittura elegante e essenziale, Gagliardo illumina le gabbie della società occidentale, ma suggerisce possibili vie di fuga per ritrovare alla fine se stessi.
Perché ha scelto un’ombra come io narrante?
Mi ha sempre interessato l’ambito metafisico, ciò che sposta il nostro sguardo sulle cose. Le ombre hanno un corpo come il nostro, sono reali, seguono precise leggi fisiche ma sono intangibili, bidimensionali, immateriali. Sembrano essere onirici, surreali, eppure appartengono alla realtà. In genere non le notiamo, ma da quando ho cominciato a guardarle mi sono accorta che assumono posizioni meravigliose. Mi sono chiesta come mi sarebbe apparsa la realtà se l’avessi vista con gli occhi di un’ombra. Il resto è venuto da sé.
Perché l’ombra è così importante per Agnese?
L’ombra ha un altro punto di vista sulle cose. Essendo un corpo in trasformazione, ride dei nostri canoni estetici. E vede l’amore in modo diverso. Spesso noi umani siamo vittime di un abbaglio. Agnese è una non vedente: insicura, passiva, sottomessa sul lavoro, crede di amare Arturo e non capisce che il suo amore è vuoto, fatto di niente. Sarà l’ombra a insegnarle a vedere.
Agnese incontra anche una folla di buffi e surreali personaggi…
Sì, possono essere interpretati come le diverse sfaccettature di Agnese oppure come personaggi esistenti che Agnese non ha mai notato. Quando dolorosamente riacquista la vista si accorge che può essere aiutata da chi è vicino a lei.
Gli amori sbagliati, come quello di Agnese, possono far capire quali sono quelli giusti?
No, quello che serve è attivare il sesto, il settimo e l’ottavo senso, quello della percezione del dolore, del tempo e della meraviglia. I cinque sensi ci mettono in comunicazione con l’esterno, gli ultimi tre con noi stessi. È così che riusciamo a capire chi siamo. Se continuiamo a essere ciechi, nessuna esperienza ci servirà a niente. Nella vita ci sono delle occasioni. Agnese ne ha colta una, aiutata dalla sua ombra. Ma c’è speranza per tutti, perfino per Guia. Chiunque può incontrare un’ombra e liberarsi della propria gabbia.
Benedetta Marietti, D Repubblica

Pubblicato il 09/02/2010
 
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