BUIO

 

A prima vista i libri di Maurizio de Giovanni sono dei polizieschi, ma i tantissimi fan del commissario Ricciardi e dei Bastardi di Pizzofalcone sanno benissimo che i romanzi dello scrittore napoletano sfuggono alle facili definizioni.

MAURIZIO DE GIOVANNI, BUIO per i bastardi di Pizzofalcone, EINAUDI

La nuova avventura dei Bastardi di Pizzofalcone è un romanzo corale, i cui protagonisti, a prima vista, sono ispirati ai poliziotti di Ed McBain e anche un po’ di Joseph Wambaugh, sbirri preceduti da una pessima fama che però, messi sotto pressione, fanno meglio di altri dal curriculum impeccabile.
Ma a prima vista, perché poi le storie personali dei componenti del famigerato commissariato dei Bastardi di Pizzofalcone sono italianissime – anzi, napoletanissime -, sentimentali anche: e il lettore, più che scoprire il colpevole del delitto, vuole sapere come va a finire la storia d’amore della figlia del Cinese e sperare che il povero Hulk riesca a controllare gli scatti d’ira che gli hanno rovinato la vita.
Ma sempre solo a prima vista, perché Buio è il romanzo più nero che Maurizio de Giovanni abbia finora pubblicato e la storia del piccolo Dodo, rapito da una coppia di pericolosissimi delinquenti agli ordini di un personaggio misterioso, non vi farà dormire almeno fino all’ultima pagina.
Maurizio de Giovanni spiega così sul Corriere della Sera la sua personalissima quadratura del cerchio: «Lo schema corale mi permette di descrivere una città disgregata, priva del tessuto connettivo che prima della guerra riusciva a tenerla insieme offrendo un’idea di comunità. In una storia posso far confluire tante storie, perché tanti sono i volti della Napoli contemporanea. Abitiamo un luogo dove il cinque per cento della popolazione controlla tutto. Eppure siamo sprovvisti di una classe dirigente, nel senso nobile del termine: quel cinque per cento si muove nel retrobottega dei propri interessi, disegna l’ordito dei suoi egoismi senza metterci mai la faccia. Ecco, io credo che la forma del noir sentimentale possa raccontare meglio di qualunque altro genere la complessità di una metropoli unica nel panorama italiano, perché il crimine è il solo fazzoletto di terra in cui universi così distanti tra loro s’incontrano e si confondono».

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