LA RELIQUIA DI COSTANTINOPOLI

Paolo Malaguti
 

CANDIDATO AL PREMIO STREGA 2016

QUI un incontro con Paolo Malaguti martedì 3 maggio all'Ateneo Veneto

PAOLO MALAGUTI, LA RELIQUIA DI COSTANTINOPOLI, NERI POZZA

1565, Venezia. Il sole non lambisce ancora il camposanto di San Zaccaria, quando il vecchio Giovanni si cala nella tomba del chierico Gregorio Eparco, il suo antico tutore, appena riesumata dai pissegamorti in cambio di tre ducati. Non vuole trafugare la bara di legno marcio o le ossa ricoperte di lanugine e muffa. Sta cercando un libercolo. Un diario "avvolto in una pezza di tela cerata, sigillata da un nastro nero", che lui stesso, cinquant'anni prima, ha nascosto sotto la nuca del maestro, dopo aver giurato di non sfogliarlo né di farne parola con nessuno. Il giuramento, però, ora può essere infranto, poiché le annotazioni contenute in quell'involucro sono l'unico indizio in grado di condurre ad alcune preziosissime reliquie cristiane andate perdute. Il diario si apre nel 1452, quando Gregorio giunge ad Adrianopoli insieme con il suo socio d'affari, l'ebreo-veneziano Malachia Bassan. La città, strappata a Venezia dagli Ottomani un secolo prima, offre uno spettacolo raccapricciante agli occhi dei due giovani mercanti. Gregorio ha un'idea: recuperare tutti " i frammenti di Paradiso" disseminati nelle chiese, nei sotterranei e dentro il Grande Palazzo imperiale di Costantinopoli, per salvare in tal modo la Cristianità. Un'idea allettante anche per Malachia Bassan, nella cui mente si affaccia il pensiero che, male che vada, quelle reliquie così preziose possono pur sempre essere vendute. Così tra imboscate, fughe ed enigmi, i due giovani mercanti si accingono all'impresa... 

Di seguito le presentazioni di Marcello Fois e Alberto Galla per la partecipazione di Paolo Malaguti al premio Strega.

"La reliquia di Costantinopoli" di Paolo Malaguti è a tutti gli effetti un grande romanzo storico, e in quanto tale si caratterizza per il modo sapiente con cui l'invenzione dell'autore sa integrare la verità documentale relativa a un fatto così drammatico come la caduta della capitale dell'impero bizantino. E' anche, peraltro, un libro che ha una sua obliqua e inquietante attualità. La si può cogliere, per esempio, leggendo le pagine molto intense dedicate all’Hagia Sofia, o ad altri luoghi mitici della metropoli sul Bosforo, che celebrano una bellezza che le aspre tensioni del tempo minacciano di annientare, oggi come in quel fatidico 1453. Orchestrato come un grande affresco pieno di colori e di personaggi, ricco di puntuali rinvii a temi filosofici e teologici, sostenuto da un impasto linguistico di rara vivacità e precisione, il romanzo s'impone come un'autentica, complessa e ambiziosa opera di letteratura, la quale ha, oltretutto, la capacità di tenere avvinto il lettore fino all'ultima pagina.
Marcello Fois 

Nel romanzo storico "La reliquia di Costantinopoli", Paolo Malaguti tesse una trama che coniuga la profonda e costante attenzione filologica alle fonti - ciò che consente ad esempio la ricostruzione fedele della città di Costantinopoli nell'anno 1453 - con la tensione narrativa, che cresce a mano a mano che si dipanano i due mesi di assedio della capitale dell'Impero ad opera delle falangi di Maometto II. C'è poi la lingua che caratterizza uno dei protagonisti della vicenda, un gustoso pastiche ebraico-veneziano minuziosamente documentato, che dona espressività alle pagine, comunque connotate da una singolare ricchezza di riferimenti letterari e dal gusto per la ricercatezza lessicale. Il filo rosso che anima la vicenda, una caccia alle ultime reliquie cristiane minacciate dall'esercito musulmano, pare prestarsi a riflessioni di stringente attualità: qual è il senso della Storia, nel momento in cui la civiltà cui si appartiene corre il rischio di venire travolta da nuove e impreviste forze? E quale il ruolo di ciascuno di noi davanti al potenziale sfacelo di tutto ciò in cui crediamo, e che ha ispirato le nostre azioni e il nostro modo di essere?
Alberto Galla 

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