La cura dell'acqua salata

Antonella Ossorio
 

Napoli, 1766. Al tocco delle undici antimeridiane Brais Barreiro sente con certezza che quello sarà il suo ultimo giorno di vita. L’origine dei suoi tormenti affonda le radici in un tempo e in un luogo lontano, la Galizia del 1730, quando, giovane orafo di talento e di riconosciuta fama, gli viene commissionato un gioiello senza eguali:  una collana d’oro con uno scintillante pendente, noto come sapo gallego per  l’affinità tra la superficie scabra del gioiello e la pelle del rospo.
Portata a termine l’opera, destinata al sontuoso décolleté di donna Delícia Castro, Brais scopre che l’idea di privarsene gli provoca una sofferenza inaspettata, un  autentico sentimento di lutto. Il sapo gallego non è un semplice oggetto  senz’anima, ma l’esatta misura del suo genio, una corda tesa sul confine tra umano e divino. Per questo motivo quando il committente del gioiello, Santiago Castro, si reca da lui per reclamarlo, la reazione di Brais è inconsulta e irrazionale: afferra un coltello e colpisce a morte l’uomo.
Confuso dalla natura del proprio gesto, terrorizzato dagli scenari che gli si  prospettano dinnanzi, a Brais non resta che afferrare la custodia del sapo e darsi alla fuga imbarcandosi, sotto le mentite spoglie di Santiago Romero, su un  mercantile britannico diretto in Italia.
Un viaggio che lo porterà a confrontarsi con la vera natura del sapo, nel quale si  concentra un oscuro e spaventoso potere destinato a gravare come una  maledizione sulla storia della famiglia Romero negli anni a venire.

QUI il Corriere del Mezzogiorno, QUI il Mattino, QUI Leggendaria

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