GIALLO D'AVOLA

Paolo Di Stefano
 

premio Viareggio-Rèpaci 2013, Premio Comisso 2013

"Giallo d'Avola è un grande romanzo, di genere, ma come considero di genere I promessi sposi, Il Gattopardo, o i Viceré... Se fosse stato pubblicato nei primi anni Sessanta non meriterebbe meno considerazione de Il fu Mattia Pascal e si potrebbe gridare al capolavoro" Aldo Busi, Il Fatto Quotidiano

Un legal thriller in terra contadina che intreccia la verità storica con la ricostruzione dello scrittore in una cronaca incalzante.
La mattina del 6 ottobre 1954 scompare nelle campagne di Avola Paolo Gallo, aveva portato le bestie al pascolo, ma di lui viene trovato solo il cappello e macchie di sangue sul terreno. Abita lo stesso casale del fratello Salvatore, mezzadri entrambi, le loro famiglie sono divise da un muro e da una inimicizia profonda. L’incriminazione è facile: la galera pronta per Salvatore e suo figlio Sebastiano, analfabeti e in più confusi.

PAOLO DI STEFANO, GIALLO D'AVOLA, SELLERIO

Avola, 6 ottobre 1954. In una masseria di montagna, ricca di non pochi terreni e armenti, convivono le famiglie di Salvatore e Paolo Gallo, fratelli. Si odiano quotidianamente e metodicamente. Liti ripetute che coinvolgono mogli e figli, sedate a fatica dai vicini, futili motivi di rancore e dispetto. È l’alba di un giorno di lavoro, quando Paolo sparisce: restano di lui un basco e qualche macchia di sangue sul terreno. L’incriminazione è facile: la galera pronta per Salvatore e suo figlio Sebastiano, analfabeti e in più confusi. Intervengono a loro difesa due abilissimi avvocati, i due principi del foro di Siracusa, i quali sanno dare gambe legali alla spontanea versione difensiva: che Paolo è scomparso volontariamente e la moglie ha inscenato un omicidio.
Si apre così un legal thriller in terra contadina che trova il suo diapason nei processi e si articola nelle vite quasi ubriacate dalla vicenda (amori e inganni, emigrazioni e ritorni, ribellione e mansuetudine), in centinaia di indizi raccolti e falsificati da una parte e dall’altra, testimonianze e avvistamenti acclarati e smentiti di volta in volta. Un inestricabile labirinto di verità e menzogna. Silenzi, rivelazioni, colpi di scena, rovesciamenti dopo che la giustiziamonstre ha macinato più vite.
Leggendo questo romanzo verità sul «morto-vivo di Avola» (così venne denominato), che restituisce il sapore di un’epoca e di un mondo a sé, non ci si accorge affatto che lo sfondo storico è il tempo del boom economico, della modernizzazione dell’Italia: che cominciava l’epoca della televisione, degli elettrodomestici e delle autostrade. Il caso Gallo scorre, infatti, giudiziariamente magmatico e narrativamente velocissimo, pieno di violenza, sofferenze e arcaica sopraffazione, ma anche di risvolti comico-grotteschi, tra il 1954 e il 1961. Ed è appunto questa inavvertenza che l’avventurosa storia giudiziaria racconta tra verità di cronaca e finzione: cioè a dire quanto poco le cose luccicanti del miracolo economico influirono allora nella civilizzazione italiana. E soprattutto racconta, con una secchezza realistica che si trasforma senza bisogno di aggiunte in acuta profondità analitica, quella specie di analfabetismo dell’anima, o della psiche, che vieta ogni coscienza di sé: vero lascito antropologico di secoli di depressa arretratezza, che ancora oggi può spiegare il tanto di barbarico, feroce e precivile, nei casi di cronaca nera familiare italiana.
QUI Affari Italiani, QUI il Corriere della Sera, QUI La Stampa TTL, QUI e QUI la rassegna

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